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LA BIANCA STORIA DELL’ABITO DA SPOSA

Ph. NABIS Studio FotograficoL’Abito da sposa racconta. Due secoli di seduzioni al femminile in punta di tulle

Ph. NABIS Studio Fotografico

di Priscilla Costantini

Otto abiti per otto epoche. Uno sguardo nel tempo e nelle storie dell’abito femminile. L’abito bianco. L’abito da sposa.

Disegnati dalla costume designer Enrica Biscossi, gli otto abiti da sposa d’epoca rappresentano un’idea esclusiva di Yes wedding planner per un matrimonio di classe, inteso anche come occasione per realizzare “l’evento nell’evento” – una sfilata o una mostra di abiti da sposa d’epoca – per impreziosire, in modo originale, il ricevimento di nozze.

Il 1800. Dalle leggerezze dello stile impero alla sinuosità di fine secolo, passando per le ricche ampiezze del romanticismo.

L’800 è un’epoca ricca di cambiamenti, che passerà dalle leggerezze spumose dello stile Impero, alla ricchezza ed alle ampiezze del romanticismo, per arrivare alla sinuosità della tipica forma ad “S”, simbolo della moda femminile di fine secolo.

La moda di inizio ‘800è ispirata all’abbigliamento di epoca romana: lo stile Impero, appunto. Velluti e broccati, gabbie e panier di sostegno dell’epoca che l’ha preceduta – il ‘700 – lasciano il posto a tessuti leggeri, come il cotone e le mussole, che fluttuano lievi nell’aria ad ogni passo.

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L’abito femminile è lungo fino alle caviglie, stretto sotto il seno da una cintura o da una sciarpa e scende a terra con una linea morbida e drappeggiata. Le scollature sono ampie e quadrate, le braccia sono nude mentre le spalle sono racchiuse in una corta manica a palloncino. Prevalgono le tinte pastello ed il bianco che conferisce alle donne l’aspetto marmoreo delle antiche statue classiche. Icona di questo nuovo stile sarà Josephine de Beauharnais, prima moglie di Napoleone.

Ph. Federica Musmeci - Fine Art Wedding

Ph. Federica Musmeci - Fine Art Wedding

L’abito da sposa – che verrà indossato anche in altre occasioni – segue la moda del periodo, è di mussolina bianca impreziosito da ricami o piccole decorazioni.

Metà ‘800. Lo stile Impero è definitivamente tramontato. Le cinture, da sotto il seno, si abbassano al punto vita da cui partono ampie gonne sostenute da crinoline impreziosite da pizzi. Balze, ruches e plissè arricchiscono gli abiti delle signore del tempo.  Molti di voi potrebbero rimanere delusi o sorpresi nell’apprendere che durante tutto l’800 era prassi abituale, per la classe media, scegliere l’abito da sposa fra diversi colori: blu, rosa, verde, marrone ed anche nero. Il motivo? Di natura squisitamente pratica ed economica: l’abito poteva essere riutilizzato in altre occasioni importanti e inoltre, in quanto scuro, “teneva lo sporco”, dettaglio non trascurabile per l’epoca considerati gli alti costi della tintoria, sostenibili soltanto dalle classi più agiate. L’abito da sposa come abito bianco comincia a fare la sua prima comparsa verso la fine dell’800, ma solo fra le classi più ricche della società. A lanciare la moda sarà la Regina Vittoria. Bianco è l’abito delle sue nozze con il cugino Alberto di Sassonia nel 1840. Un’autentica sorpresa.

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Le signore delle classi abbienti gradiranno e imiteranno la Regina, cominciando ad indossare, di lì a poco, abiti da sposa color avorio o bianchi. Potersi permettere un abito chiaro che si rovina facilmente è sinonimo di agiatezza. Il bianco diventerà infatti un colore status symbol.

Le acconciature “romantiche” sono semplici: una corona di fiori ferma sulla nuca un velo di tulle leggerissimo.

Per tutto l’800 e i primi anni del ‘900 l’abito da sposa sarà sostanzialmente un abito da sera di cui seguirà la moda e le tendenze.

Il 1900. Lo sfarzo della “Belle Epoque”  

Ph. Federica Musmeci - Fine Art Wedding

Il novecento si apre con l’epoca della “Belle Epoque”. La moda segue gli sfarzosi ritmi dei balli e dei pranzi di gala. Paul Poiret sarà lo stilista del momento. La donna indossa abiti che rendono omaggio alla sua femminilità. Abbandonate le ampiezze e le crinoline di fine ottocento, le fogge e gli ornamenti si semplificano, nasce la tipica postura a “S”: seno in avanti e bacino infuori. La gonna si allunga  a strascico, la scollatura è ricca di merletti. I capelli rimangono raccolti. Di giorno i colori sono tenui, di sera, rigorosamente in nero.

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Per confezionare un abito da sposa sono necessari almeno 10 metri di stoffa. Tessuti e forme sono gli stessi dell’abito da sera.
In questi anni, fino alla prima guerra mondiale, l’abito di nozze e la metratura di stoffa necessaria per la sua fattura rappresenteranno la condizione sociale della sposa: maggiore la quantità e la particolarità dei materiali, più ricca la famiglia di provenienza.

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L’abito da sposa, via, via, comincerà a vivere di vita propria, assumendo una sua identità stilistica legata all’unicità delle nozze: faranno  la loro prima apparizione i figurini che illustrano la “moda sposa”. Il bianco comincerà  a diventare – ma ancora solo per i ricchi – il colore dell’abito nuziale.

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1920. Il decennio degli “anni ruggenti”.

Con la fine della prima guerra mondiale ha inizio quello che sarà intitolato il “decennio della perdizione”, dal 1920 ai primi anni ’30.  In questi anni il mondo della moda femminile è attraversato da una vera e propria rivoluzione. Le linee si semplificano e si ammorbidiscono: via il busto steccato, al bando imbottiture, fronzoli e drappeggi.

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Gli abiti delle signore sembrano prendere spunto da quelli delle bambine. La silhouette si verticalizza, il petto si appiattisce, la vita si abbassa sui fianchi, gli orli si accorciano vistosamente lasciando scoperte le gambe che svettano su deliziose scarpe con il cinturino: un’intramontabile “invenzione” di Mary Jane. Le ispirazioni per la moda dell’epoca vengono da Parigi. E motore del cambiamento sarà Chanel, colei che ufficialmente introdurrà l’abito da sposa corto, al ginocchio, e bianco.

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Ma le novità sono a tutto tondo. I tessuti si arricchiscono di ricami, frange di perle o piume e anche le acconciature, come le gonne, diventano più corte: spopolano il taglio alla garçonne e il cappellino a cloche.

Catalogo "L'abito da Sposa racconta" - ideazione, redazione e realizzazione a cura di Priscilla Costantini

E la moda Sposa? L’abito è bianco, a tunica, corto sul davanti. La testa è ornata da un copricapo – anche questo a cloche – oppure da un velo lunghissimo di tulle di seta o di pizzo, generalmente elaborato per contrastare la semplicità dell’abito. Se fino alla prima guerra mondiale non bastavano 10 metri di stoffa per un abito da sposa, a partire dagli anni ’20 sarà sufficiente poco più di un metro.

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1930. La sinuosità dello stile “a sirena”
Gli anni trenta si aprono con un’altra innovazione: lo sbieco di Madeleine Vionnet che ridarà onore al seno e ai fianchi e grande sensualità al corpo femminile. Gli eccessi dell’epoca precedente sono definitivamente alle spalle. La donna torna sinuosa. Le gonne si allungano, sono strette e fascianti: nasce lo stile a “sirena”. Per indossare questi nuovi  abiti, tagliati di sbieco per creare un effetto di leggerezza e voluttuosità, sarà necessario l’uso della guaina “contenitiva”. L’abito da sposa è bianco. Il velo, più corto rispetto agli anni ’20, è tenuto sul capo da diademi e perle intrecciate.

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Nel 1934, per il suo matrimonio con il Duca di Kent, sarà la principessa Marina di Grecia a lanciare il nuovo look: il suo abito è a guaina di lamé bianco e argento, con lunghe maniche aderenti, e strascico fino a terra. In testa una tiara di diamanti con un velo di tulle lungo oltre tre metri.

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L’abito da sposa è tornato ad essere di nuovo un abito da sera, o quasi.

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1940. La guerra e lo stile austero.
Un nuovo incubo è di lì a venire. Gli anni ’40 segnano l’inizio in Europa della Seconda Guerra Mondiale. E mentre in America nasce il grande cinema di Hollywood che avrà nella “diva” la sua nuova icona – di cui la moda cercherà di carpire segreti e curiosità attraverso i film – nel vecchio continente le donne, abbandonati i fornelli domestici, sono chiamate a rimpiazzare i propri uomini impegnati al fronte.  Le ritroviamo così vestite da postine, da tranviere o da automobiliste, che indossano la “divisa”, da partigiane o da ausiliarie.  Anche la moda è più austera ed essenziale. Gli abiti si semplificano nel disegno, i tessuti sono più resistenti e il tailleur diventerà la mise simbolo dell’epoca. La moda Sposa si adegua al nuovo corso.

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Il matrimonio tradizionale è un sogno lontano al quale molte rinunceranno.  Alcune spose si arrangeranno a confezionare semplici abiti bianchi o dai colori pastello, economizzando al massimo sull’utilizzo dei tessuti. Altre il vestito lo noleggeranno o se lo faranno prestare in famiglia.

Ph. NABIS Studio Fotografico

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1950. Il New Look di Dior

La guerra è definitivamente alle spalle. La voglia di rinascere dopo gli anni bui del secondo conflitto mondiale pervade di ottimismo un’intera generazione. Nella moda Christian Dior lancia il New Look per innovare, stupire, scandalizzare.

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Le linee severe del decennio precedente lasciano il posto ad un’immagine femminile dalla silhouette più morbida e seducente: il seno è alto, messo in risalto dallo stringivita (versione moderna del vecchio busto), la vita sottile, le gonne ampie e arricchite da vaporose sottogonne. La scollatura, generosa, lascia intravedere le spalle.

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La sposa torna ad essere romantica, con bustini stretti, gonne ricche – realizzate anche con mussola di lino, marquisette e sangallo – che lasciano scoperte le caviglie su tacchi a spillo.

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La prosperità e l’abbondanza delle stoffe segnano la moda dell’epoca. Un’epoca in cui una costumista della MGM – Helen Rose – vincitrice di due premi oscar realizzerà quello è stato considerato il più bell’abito da sposa di tutti i tempi, quello dell’attrice Grace Kelly che nel 1956 sposerà il Principe Ranieri di Monaco.  Da capogiro le “metrature” del suo abito fra taffetà di seta e gros de longre di seta, tulle e velo antico di pizzo: 23 metri + 23 per il vestito, ed oltre 90 per il velo!

1968/70.  Il corto  impera.

Gli anni del boom economico e demografico – i favolosi anni ’60 – segnano nella moda il ritorno della linearità e della semplicità.

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L’avvento del femminismo e la rivoluzione sessuale cambieranno radicalmente il concetto di matrimonio: la donna è in corsa per l’emancipazione, in privato come nel lavoro, più libera di mostrare e di gestire il proprio stile.

La minigonna – lanciata nel ‘68 da Mary Quant – dominerà tutta la moda degli anni ’70.

L’abito da sposa – come tutto lo stile del periodo – prediligerà i tagli geometrici alle vaporosità ed alle rotondità degli anni ’50. Tutto è permesso e il bianco non sarà più il suo unico colore, nuove sfumature, come l’avorio e il panna, inizieranno ad imporsi sulla scena. Si sperimenteranno nuovi tessuti, lucidi e stretch.  Gli orli si accorceranno notevolmente ed il cappello rappresenterà una valida alternativa al classico velo.

Info

YES Wedding Planner

www.yeseventi.it – info@yeseventi.it

http://yes-wedding.blogspot.it/

Via Nizza, 46 – 00198 – Roma

345.4853825

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Da un progetto di Priscilla Costantini per Yes Eventi

Models: YourManagement di Emanuela Corsello

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