A tu per tu con Valentina Famularo. Abbiamo intervistato la giovane fashion designer vincitrice del concorso AgriCouture “Coltivando la Moda”, che ha conquistato il pubblico e la stampa grazie alle sue innovative creazioni all’insegna della sostenibilità.
Valentina Famularo – Giovane stilista e fashion designer, Valentina Famularo è stata vincitrice del concorso “Roma Sposa Futura” nel 2019 e solo due mesi fa si è aggiudicata la vittoria anche alla prima edizione della Green Carpet Fashion Week, la tre giorni ideata e diretta dalla Fashion Producer Elsy Aparicio, che ha portato in passerella vere e proprie eccellenze stilistiche che hanno fatto della sostenibilità il leitmotiv delle loro aziende.
Tradizione, innovazione e sostenibilità è quindi il mix vincente che ha decretato il successo di Valentina Famularo; le sue creazioni, infatti, sono realizzate con materiali del tutto innovativi senza tralasciare mai però, lo stile che ha fatto grande la moda italiana nel mondo.
Valentina partiamo dal tuo percorso professionale. Quali sono stati gli step che ti hanno condotto ad avviare la tua brillante carriera?
Fin da piccola ho mostrato interesse per il “bello” in tutte le sue espressioni. Il mio desiderio e passione per la moda mi hanno condotta a conseguire il diploma professionale come “fashion designer” presso l’Accademia Altieri di moda e arte di Roma.
Durante gli anni accademici le mie creazioni hanno sfilato nel calendario di Alta Roma, nell’edizione di luglio, ed ho avuto la possibilità di poter lavorare nei backstage di grandi stilisti anche internazionali.
Nel 2018 ho partecipato al concorso “Roma Sposa Futura” in occasione della 30^ edizione di Roma Sposa vincendo il 3^ premio con la presentazione di un abito nuziale che rappresenta esplicitamente la suddetta congiunzione tra tradizione e innovazione.
In virtù di questo riconoscimento ho svolto uno stage presso un prestigioso atelier di abiti da sposa dove ho appreso l’arte della sartoria, del ricamo e della modellistica.
Nel 2019 sono risultata fra i 30 finalisti di tutta Italia al concorso per giovani stilisti indetto da CNA Federmoda, alla sezione intimo/mare, sfilando nella passerella di Alta Roma di luglio con due outfit ispirati all’Africa.
Come nasce il tuo interesse per il mondo degli accessori ed in particolare le borse?
Tutto è iniziato grazie alla mia formazione tecnica al liceo artistico “Caravaggio” di Roma indirizzo design ed al diploma professionale come “tecnico del disegno edile”.
Infatti, le conoscenze acquisite hanno ispirato i miei accessori rendendoli funzionali e di design. In particolare, la passione per le borse è nata nel 2018 quando ho partecipato al concorso “Roma Sposa Futura”, utilizzando per la prima volta la penna 3D.
Da qui ho pensato di utilizzare la stessa tecnica e materiale per realizzare delle borse uniche nel loro genere.
In una recente intervista hai dichiarato di utilizzare materiali ecosostenibili e biodegradabili per le tue creazioni. Puoi spiegarci più nel dettaglio di cosa si tratta?
Per questa collezione ho studiato materiali che potessero rendere le mie borse vicine all’ambiente.
La “pelle/non pelle” utilizzata è realizzata con scarti di bucce di ananas. La sua particolarità, oltre che ad essere ecosostenibile è che sulla trama del tessuto sono visibili le fibre del frutto.
I manici e la scocca sono realizzati con “acido polilattico” comunemente chiamato PLA ed è un’innovativa bioplastica derivante dalla trasformazione degli zuccheri presenti nei materiali naturali e rinnovabili e non derivati dal petrolio. Tali materiali sono mais, grano e barbabietola.
Il PLA si presenta sotto forma di filamento e tramite la penna e/o la stampante 3D si fonde a 220°, così da poterlo modellare a piacimento, e si solidifica quasi subito. La fodera che utilizzo è cotone 100% e la dipingo a mano con colori naturali.
Le tue creazioni sono 100% sostenibili. Potresti spiegare ai nostri lettori che differenze ci sono in termini di impatto ambientale rispetto ad una collezione di moda non ecosostenibile?
L’industria tessile è una delle più redditizie e, allo stesso tempo, inquinanti della Terra. La produzione e la manutenzione degli abiti costano enormi quantità di acqua, energia e risorse non rinnovabili. Le cause che rendono il ciclo di vita dei vestiti insostenibile sono dovute a diversi fattori:
• elevato utilizzo di energia e scelta di materiali non biodegradabili in fase di produzione
• impiego di enormi quantità di carburante per il trasporto di materie prime e prodotti
• produzione di grandi quantità di rifiuti solidi
Il maggior uso di sostanze chimiche nella produzione tessile avviene durante il “processo ad umido”, nella tintura, nel lavaggio, nella stampa e nei fissaggi.
I macchinari adibiti a queste procedure consumano molta acqua. L’insostenibilità ambientale dell’industria della moda non è limitata alla sola fase di produzione dei vestiti, ma si protrae anche durante il loro utilizzo e la fase di smaltimento.
Qui interviene la moda sostenibile dove l’obiettivo è quello di creare ecosistemi e comunità fiorenti attraverso la sua attività, che può comprendere: aumentare il valore della produzione e dei prodotti locali, prolungare il ciclo di vita dei materiali, aumentare il valore di capi di abbigliamento senza tempo, ridurre la quantità di rifiuti e ridurre soprattutto i danni all’ambiente creati dalla produzione e dal consumo.
Realizzare creazioni ecosostenibili richiede procedure più complesse rispetto ad una moda meno attenta all’ambiente?
Sicuramente il primo paragone da dover analizzare è quello della grande e piccola distribuzione. Si parla di “fast fashion” e “slow fashion”. L’obiettivo del fast fashion è produrre e vendere il maggior numero di articoli in minor tempo possibile, al fine di ottenere il maggior profitto.
Tutto ciò a scapito degli aspetti ambientali e sociali. Lo slow fashion, invece si propone di contrastare questa tendenza, producendo abbigliamento in modo equo e sostenibile.
La prima difficoltà a garantire il riciclo di una massa così grande di potenziali rifiuti, inoltre a causa della necessità di particolati macchinari e reperimento di materie prime il costo dei “capi green” può risultare per la maggior parte dei consumatori un po’ elevato.
Per adesso alcune aziende sono riuscite a sopperire a questa problematica poiché risultano gli stessi proprietari della fabbrica. Fortunatamente la “tendenza” del green fashion sta diventando più forte e molti più consumatori sono attenti a ciò, questo sicuramente porterà ad un abbassamento dei costi di produzione sia dei tessuti che dei capi in modo da poterli rendere accessibili a tutti, salvaguardando, così, il nostro ambiente e la nostra salute.
I materiali ecosostenibili e biodegradabili sono adatti anche per la realizzazione di abiti da sposa?
Certamente.
Intanto un esempio di tessuti sostenibili naturali più utilizzati sono: canapa, caucciù, lino, juta, sughero, cotone organico. Tra questi, protagonista è il cotone biologico.
È considerata una fibra naturale ecologica perché proviene da semi che non sono stati geneticamente modificati (non OGM). Inoltre, sono nate nuove aziende in grado di produrre tessuti con fibre naturali come quella del latte, ananas, vino, arance…
In più, per le ragazze anticonformiste, si può utilizzare la stampante 3D con il PLA per realizzare trame (talvolta anche dei bellissimi ed unici ricami da poter applicare sugli abiti) che risultano al tatto molto morbidi, simili al tessuto.
Tra i grandi nomi del mondo della moda, c’è qualcuno a cui ti ispiri?
In realtà ce ne sono diversi ma il principale è Valentino per le sue linee eleganti che conferiscono alla donna carattere e femminilità, aspetto che cerco sempre nei miei capi e borse.
Inoltre, seguo stilisti giapponesi come Issey Miyake, Rei Kawakubo e Junya Watanabe, i quali attraverso la manipolazione del tessuto conferiscono al capo un aspetto unico ed innovativo.
La tua competenza stilistica unitamente all’attenzione verso l’ambiente fa di te una innovatrice che conosce e sa anticipare i gusti e le tendenze del momento. Come immagini il futuro della moda?
Sicuramente spero che il futuro della moda sia più green in modo che ci sia più rispetto per l’ambiente tutelando così, le nuove generazioni.
Vorrei che ci sia una visione della moda meno “usa e getta” e che sia apprezzato e compreso il vero artigianato. Ogni pezzo creato dall’artigiano è unico ed è la sintesi della sua passione, vita, mente e sacrificio.
Le mie borse, come i miei capi, sono interamente artigianali ed in essi metto tutta me stessa cercando di trasmettere al pubblico le mie emozioni ed idee… un po’ come un pittore dinanzi al suo quadro.
Questa secondo me è la moda ed è quella che vorrei che fosse…indossare non quello che indossano tutti, ma qualcosa di unico che scegliendolo, fa risplendere la singola persona e non la massa.
Come ti vedi tra vent’anni?
Spero che i sacrifici e duro lavoro uniti alla costanza e alla passione mi portino a poter realizzare i miei sogni.
Quello più grande è quello di poter affermare il marchio sul mercato ed avere un atelier dove poter coccolare i miei clienti.
In questo momento stai lavorando ad una nuova collezione?
Si, sto realizzando una collezione all’avanguardia in linea con le tre borse presentate al concorso AgriCouture “Coltivando la moda”. Se siete curiosi sarà svelata nell’edizione di gennaio ad Alta Roma.
Vi aspetto!
Di Erika Gottardi
Credits:
AgriCouture Fashion Week
Direttore creativo & Fashion Producer: Elsy Aparicio
Fashion Designer: Valentina Famularo – Instagram
Fotografia & Post Production: Stefano Silvestre (RAWFOTO.IT)
Model: Nazanin Pourhossein
Assistant Stylist: Carlos Viloria
Posted by Woman & Bride