Il genio creativo di Christian Dior abbatte le barriere virali e sbarca in Cina con una mostra emozionante
Con una cascata di 3000 bottiglie di profumo Dior in ceramica sospese dal soffitto che formano l’installazione drammatica dell’artista Liu Jianhua ad omaggio degli abiti d’oro indossati negli spot TV del profumo “J’Adore”, è chiaro che la Christian Dior non si accontenta di giocare solo la carta dell’eredità in Cina.
Sabato 25 luglio è stata inaugurata la Mostra “Designer of Dreams” al Museo D’Arte Contemporanea nello storico People’s Park di Shanghai, forte del successo riscontrato in Europa, prima a Parigi poi a Londra, ma scavare solo negli archivi stavolta avrebbe attirato solo i nuovi adepti cinesi consumatori del brand; la Dior ha quindi deciso di presentare nove temi, raggruppando le raccolte dei suoi abiti dal 1947 ad oggi, e ha chiesto ad otto emergenti artisti della Cina di interpretare con le loro opere le varie installazioni ed omaggiare in questo modo il maestro di Avenue Montaigne.
Gli artisti coinvolti hanno sentito subito una connessione personale con ciò che Dior rappresenta non solo per loro ma anche nel mondo; Liu Jianhua è rimasto molto colpito dalla storia di Christian Dior e il suo aver trasformato l’arte della sartorialità in imprenditoria nel dopoguerra; Liu Tianmiao ha reso omaggio ai tecnici dell’atelier innestando scheletri e strumenti tra i capi esposti per creare nuovi valori; il “bad boy” Zhang Huan ha usato la cenere di incenso dei Templi Buddisti che ben simboleggia l’anima collettiva di Dior. Nella prima galleria d’arte di Christian Dior a Parigi esposero artisti del calibro di Dalì, Giacometti, Mirò e Paul Klee, e anche se lui aveva alle spalle studi da architetto (come i suoi predecessori Gianfranco Ferrè e Raf Simmons), ha sempre avuto una visione più ampia degli abiti che creava guardando oltre la passerella e le donne che li avrebbero indossati, e questa mostra ne è una degna testimonianza.
E’ anche interessante distinguere nelle installazioni tematiche i dettagli dell’interpretazione di ogni singolo stilista delle linee principali di Dior, stagione per stagione indipendentemente da come si sono avvicendati nella direzione artistica della Maison, con un iconografia ed ispirazioni così immense da creare una rappresentazione avvincente della visione unica di un uomo “vista” attraverso gli occhi talentuosi e sperimentali di chi si è succeduto al posto di comando, da Yves Saint Laurent a Marc Boahan, da Gianfranco Ferrè a John Galliano, da Raf Simmons all’attuale direttore artistico Maria Grazia Chiuri.
A giudicare dalla vasta lista di clienti Top Spender e Vip presenti all’inaugurazione di Shanghai, l’introduzione di artisti cinesi nell’allestimento ha aggiunto un valore doppio all’evento, come ha testimoniato il fotografo storico della Maison, Patrick Demarchelier, entusiasta del mix tra vestiti immagini e arte a cui stava assistendo, il quale ha cominciato fin da giovane la collaborazione con Dior in servizi di moda per le riviste più prestigiose fino a creare libri monotematici dedicati ai temi sviluppati durante gli anni.
Con oltre 250 abiti in mostra, dal Bar Jacket che decretò la nascita del New Look nel 1947 riproposta ultimamente in tessuto mimetico lavorato a mano su telai pugliesi, ai bozzetti di Renè Grauau delle pubblicità anni 60 e 70, agli abiti indossati sui Red Carpet dalle star cinematografiche che sono diventate anche ambasciatrici dello stile Dior, non si è risparmiato nessun dettaglio, come i copricapo che caratterizzano ogni manichino, creati in questi anni dal modista londinese Stephen Jones, che ha trascorso ben quattro giorni a posizionare personalmente ciascun cappello su ogni abito anche come segno di rispetto per una collaborazione che dura fin dalla nascta della Maison.
Florence Muller, curatrice della mostra, sostiene che il risultato è un ottimo mix di arte e moda, ma anche di passato e presente, in cui molti artisti cinesi possono relazionarsi, non solo quelli scelti per l’esibizione ma anche quelli che vorranno visitarla che, sicuramente, potranno trovare spunti creativi per le loro nuove opere visive.
Ultima nota che può renderci orgogliosi: per la locandina della mostra si è scelto un abito creato da Gianfranco Ferrè nel 1995 e fotografato da Patrizio Roversi nel suo libro del 2018 “Dior Images”.
Di Armando Terribili
Posted by Woman & Bride