Risale a 65 anni fa uno dei primi editoriali che promuoveva oltreoceano i primi capi di Alta Moda pronta decretando la nascita del Made in Italy
Siamo nell’ottobre 1965 e la rivista americana Vogue, sotto la direzione della mitica Diana Vreeland decide di pubblicare nel numero più importante della stagione, quello dedicato cioè alle nuove collezioni autunnali, un servizio realizzato in Italia che ha per protagonisti dei nuovi stilisti che da quel momento diverranno gli antesignani del Made in Italy in tutto il mondo.
La moda italiana era già apprezzata da tempo dagli americani, da quando nell’epoca della Dolce Vita molte star hollywoodiane si trasferirono a Roma per girare a Cinecittà dei kolossal cinematografici, animando nei momenti liberi i tavolini dei bar di Via Veneto, con le loro relazioni più o meno scandalose: era il periodo che Elizabeth Taylor impersonava” Cleopatra” ma si faceva ritrarre con Richard Burton tra baci e litigi, suggellati entrambi con regali costosi a 40 carati firmati Bulgari, che Linda Christian sposava il suo Tyron Power in un abito delle Sorelle Fontana, delle “sartine” di piazza di Spagna che le offrirono riparo dai paparazzi qualche anno prima, che Ava Gardner ammaliava Walter Chiari in giri di tango in una trattoria di Ostia Antica, che Ingrid Bergman “rubava” il regista Roberto Rossellini ad Anna Magnani e che una giunonica Anita Ekberg si tuffava in piena notte nella Fontana di Trevi evocando “Marcello… Marcello…”, il nostro amato Mastroianni.
Era la nascita delle prime sartorie a Roma, Torino, Firenze, Milano e Napoli, prima con prodotti ed abiti esclusivi e su misura, poi con piccole produzioni in serie di abbigliamento pronto alla vendita, che a questo punto aveva bisogno di vetrine più ampie di quelle di via Condotti o Galleria San Carlo.
La Principessa Consuelo Crespi, su esempio del Conte Giorgini che già aveva iniziato a creare a Firenze sfilate di moda per la stampa e gli acquirenti internazionali, decise quindi di promuovere il lavoro di questi nuovi creatori del bello con un servizio curato dal grande fotografo inglese Henry Clarke ambientato all’Altare della Patria per gli esterni e negli spettacolari saloni barocchi del Palazzo della contessa Volpi di Misurata per gli interni, con protagoniste le due “top model” blasonate Veruschka von Lehndorff e Marisa Berenson che in quel periodo si contendevano le copertine delle riviste internazionali, che vennero truccate e pettinate dai Vergottini, il “beauty saloon” romano più in “voga” in quel periodo.
Dopo una lunga carrellata di articoli sulla moda americana, appare così a meta del numero di Vogue sotto il titolo “The Italians” questa serie di foto in rigoroso bianco e nero dove le due maestose modelle svettano tra colonne, capitelli e balconate in particolari creazioni che subito definiscono le linee e lo stile di quel che sarà riconosciuto per molto tempo a seguire come il Made in italy.
Si inizia con un originale cappottino leopardato su tubino con cappuccio e cappello in pied-e-poule con guanti e cintura in pelle nera realizzato da un giovanissimo Rocco Barocco, in contrasto con caban doppiopetto beige di linea svasata dal particolare copricapo a fiocco di Fabiani.
Si continua con due creazioni della principessa Irene Galitzine, un tailleur bianco percorso da tagli a spirale e un cappottino a quadretti bianco e nero chiuso di lato sempre di linea svasata, il tutto immortalato sul marmo candido delle terrazze e colonnato dell’Altare della Patria a Roma.
Si passa poi alle foto in interno degli abiti da sera, che vanno dalla semplice tunica bicolore all’abito tutto ricamato di piume firmati Federico Forquet, l’ultimo dei quali già scelto, come dice la didascalia, da Catherine Spaak per una premiere cinematografica.
Completano il servizio nei saloni di Villa Volpe di Misurata due scatti divenuti oramai iconici dove Veruschka indossa due creazioni di Valentino Garavani, il giovane couturier di Voghera che inizia a farsi strada nel bel mondo internazionale e che grazie a questo servizio fu notato da quella Jacqueline Kennedy che ne decretò fama e successo pochi anni dopo indossando un suo abito per sposare Aristotele Onassis.
Su questo numero di Vogue viene presentato un completo blu notte in chiffon fittamente plissettato con un lungo caban ricamato di cristalli e piume e il mitico tubino di chiffon rosso drappeggiato sotto il seno, caposaldo dello stile Valentino fotografato con un lungo mantello di broccato oro, un abito da lui riproposto in varie versioni in tutte le sue collezioni negli anni a seguire.
Di Armando Terribili
Posted by Woman & Bride