“Salvatore: Shoemaker of Dreams” è il titolo del documentario su Salvatore Ferragamo girato da Luca Guadagnino e presentato al Festival del Cinema Internazionale di Venezia: è la favola realistica di cui abbiamo bisogno in questo momento della nostra esistenza. Basata sull’omonima biografia, l’opera racconta la nascita professionale di un mito della moda mondiale, riconoscendone il genio e l’arditezza, ma soprattutto trasmette valori edificanti, parlando di determinazione ma anche di resilienza alle sconfitte e alle avversità della vita, la visione può essere molto utile a chi si sente in questo periodo scoraggiato lungo il proprio percorso esistenziale.
Dal piccolo paesino avellinese di Bonito fino agli studi cinematografici di Hollywood e infine di stanza a Palazzo Spini Feroni a Firenze, questo gigante della creatività dell’artigianalità è caduto in più occasioni vittima degli eventi, ma si è sempre rialzato, mosso dalla fiducia nelle proprie capacità e sorretto dalla famiglia; i filmati privati e quelli di archivio, le parole affettuose dei figli, dei nipoti e della signora Wanda, sua sposa da sempre, sono intervallate dalle dichiarazioni di personaggi famosi come il regista Martin Scorsese, di alcuni studiosi di costume e di designer di calzature che a lui si sono ispirati come Manolo Blanik e Christian Louboutin. È attraverso questa danza di immagini commentate che scopriamo come il piccolo Ferragamo sognasse di emulare il ciabattino davanti casa, ma fosse osteggiato dalla famiglia: per quanto poveri, i contadini come loro erano superiori ai calzolai, il ceto più basso della popolazione.
Eppure, mosso da una forte sensazione di predestinazione, Salvatore, di ritorno dall’apprendistato in un negozio di Napoli, a soli 12 anni apre un primo negozietto nel corridoio di casa. Poco dopo, per ampliare le proprie possibilità e conoscenze, s’imbarca verso l’America, raggiungendo un fratello che fa l’operaio in un’industria calzaturiera.
Resta inorridito dalle scarpe pesanti, sgraziate e rozze che vede produrre in serie: spostatosi nella terra promessa dell’epoca, la California, la sua ascesa professionale va di pari passo alla nascita dell’industria cinematografica. Mai pago, s’iscrive a un corso di anatomia a duecento chilometri da casa, per studiare come il peso del corpo venga percepito dal piede e riprogettare quindi le proprie calzature basandosi su saldi principi scientifici. Il suo obiettivo è far sposare estro, artigianalità e comodità.
Pioniere del Made in Italy, superò la morte di un fratello, il fallimento a seguito della crisi del 1929, la mancanza di materie prime durante la guerra. Si reinventò sempre e trasformò le difficoltà in incoraggiamenti atti a raggiungere nuovi traguardi.
Divenne un vero e proprio sciamano della calzatura, un artista con contaminazioni futuriste e un affarista intuitivo: Salvatore Ferragamo coltivò il suo genio nutrendolo di arte e studio, costruì un impero sulla benedizione di essere nato nel Belpaese, non importa se in uno dei suoi luoghi più remoti e svantaggiati, e tenne saldo il timone dell’esistenza grazie ai valori respirati da bambino.
Si esce dalla visione di questo filmato inorgogliti, pensando che gli ingredienti che sullo schermo vediamo dar vita a creazioni divine, tutto sommato ci appartengano in quanto italiani e che a tutti noi viene data un’opportunità se sappiamo riconoscerla e ben gestirla.
Di Armando Terribili
Posted by Woman & Bride
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